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Maria Rita Montagnani, Il rituale del linguaggio, catalogo della mostra Grafemi, Bendecchi & Vivadi, 2017

L'immensità delle piccole cose ci parla attraverso la nostra immensa esiguità. Ci parla servendosi di una lingua che è un linguaggio segreto, che cela le cose dis-velandole e che allo stesso tempo ri-vela dentro un indecifrabile sentire. Letteria Giuffrè pone la sua pittura in una condizione di ascolto perenne e lei stessa attraverso questo complesso procedimento, si fa voce di ciò che non ce l'ha, perché l'idea primigenia ha un suono primordiale che si può percepire soltanto con la vicinanza a un'estrema lontananza. Nelle opere  del ciclo "Grafemi" è inscritto qualcosa di alquanto misterioso che si può solamente sfiorare, vi è una scrittura d'appartenenza e un delinearsi di codici incomprensibili se non recepiti come matrici primordiali di un cosmo superiore. La carta, l'inchiostro, il suono della penna che verga la carta bianca con il colore dell'oscurità, il segno che diventa suono, il suono che diventa colore. Così la carta scritta, sgualcita  e accartocciata, diventa un fiore di parole e le parole spesso frammentate, pezzate, cancellate,divengono per l'artista un ricettacolo adatto a ricevere i segreti dell'universo. 

 

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